Alba sull'Atlantico (Puerto Madryn, Argentina)

domenica 26 giugno 2011

IL TIBET NON E’ PIU IL TIBET: come il governo Cinese riesce ad annientare l’identita’ del popolo Tibetano

C’era una volta il Tibet, un regno autonomo e indipendente, per secoli guidato dalla dinastia spirituale del Dalai Lama. Paese forte di una identita’ culturale e spirituale unica, patria del buddismo per eccellenza, immerso tra i monti himalayani e laghi sacri: il tetto del mondo.
Invasione Cinese: nel 1949, il governo cinese guidato da Mao invade il Tibet dichiarando di volersi impossessare del paese in modo pacifico. Il ’59 il Tibet diventa della Cina. Dagli anni ’50 ad oggi vengono sterminati 1,2 milioni di tibetani e distrutto il 95% dell’eredita’ cilturale tibetana. Milioni di Tibetani sono stati e sono oggi torturati, massacrati e defraudati della propria identita’, usi e costumi. La Cina attua da manuale la piu feroce strategia del terrore. Due domande:
 1) Perche’ la Cina invade il Tibet?: perche’ il Tibet e’ ricco di risorse minerali “rare” e necessarie allo sviluppo internazionale della Cina; perche’ la Cina aveva bisogno di grandi spazi in cui fare test nucleari e scaricare rifiuti tossici suoi e di altri paesi.
2) Perche’ invadere in quel modo?: l’obiettivo cinese e’ cancellare ogni traccia dell’etnia Tibetana, cancellare ogni traccia della sua millenaria cultura. Far diventare i Tibetani una minoranza etnica nel loro stesso paese. Impossessarsi di un paese e sostituire il popolo tibetano con quello cinese.
Post invasione: dopo il ’59, con l’occupazione cinese del tibet e l’enorme genocidio del popolo Tibetano (1,2 milioni di morti), circa 100mila rifugiati seguirono il Dalai Lama in esilio. Tra questi c’erano migliaia di bambini bisognosi e orfani, vittime della guerra, dell’odio e della devastazione psicologica derivante dalla perdita delle loro famiglie, della loro terra, del loro paese. Il Dalai Lama, la comunita’ tibetana di rifugiati e il parlamento tibetano vengono in esilio a Dharmsala, Himachal Pradesh, India, proprio dove siamo noi in questi giorni.
Fuga dalla madre Terra: che vuol dire per voi la parola “RIFUGIATO”? per me, prima di ascoltare questa storia era una parola come tante. Oggi vuol dire migliaia di persone che scappano dal Tibet provando ad eludere i controlli dell’esercito Cinese.Intraprendere una camminata di circa 2 mesi che da Lhasa, attraversando il Nangpa-La (un passo a quasi 6000mt di altitudine), li porta ad arrivare ai confini Nepalesi. Nascondersi di giorno e camminare di notte per non essere visti. Morire durante il percorso per il freddo o arrivare a destinazione vivi ma perdere gli arti causa congelamento. Morire durante il percorso sparati come cani perche’ scoperti dai cinesi. Rifugiato vuol dire riuscire ad arrivare al confine nepalese ed essere imprigionato o rispedito in Tibet se non hai 2000$ per comprarti l’ingresso. Rifugiato e’ una bambina che si separa dalla propria famiglia e attraversa il “passo della morte” da sola con i pochi risparmi di una vita perche almeno lei possa avere un futuro migliore, un’educazione tibetana e non cinese, possa vivere liberamente la sua identita’ Tibetana. Rifugiato e’ una parola attuale, mentre scrivo dei tibetani stanno sfidando il gelo e i mitra dell’esercito cinese tra le montagne dell’himalaya per provare a vivere di nuovo come Tibetani.
Oggi il Tibet non e’ piu’ il Tibet: l’eredita’, l’identita’e il patrimonio culturale/spirituale del Tibet non si trovano piu’ in Tibet. Cio’ che resta e’ qui a Dharmsala (residenza temporanea del Dalai Lama) e nei piccoli villaggi del nord-est Nepalese (Kumbu Valley), del nord-ovest Nepalese (Mustang e Dolpa) e nel nord dell’India (Spity Valley, Himachal Pradesh e Ladak). Lhasa ormai e’ una piccola Pechino. L’obiettivo e’ stato raggiunto. In Tibet vivono piu’ Cinesi che Tibetani e i pochi Tibetani residenti sono ormai una minoranza etnica nel loro stesso paese. Inoltre sono obbligati a vivere come cinesi, non possono piu svolgere riti e cerimonie millenari tantomeno dare un educazione Tibetana ai propri figli. La cina sta sterminando un etnia violando la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Rende impossibile ai Tibetani la vita in Tibet ostacolandoli nell’ottenimento di un lavoro, penalizzandoli nei salari (un cinese in Tibet guadagna 14 volte in piu di un Tibetano residente in Tibet), limitandoli nell’esercizio di pratiche religiose, riti e cerimonie.  Il Governo cinese elimina la possibilita’ che in futuro esista ancora un’identita’ Tibetana obbligando i bambini del Tibet a ricevere solo un educazione cinese. Nelle scuole del Tibet sono bandite lingua e cultura Tibetana.
La violazione dei diritti umani: il governo cinese viola da piu di 50 anni la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Perche’ nessuno dice niente? Perche’ invece ci si muove in cosi tanti per aiutare i ribelli libici torturati da Gheddafi? La ragione e’ sempre la stessa: le azioni dell’uomo moderno sono guidate solo dall’interesse economico. Forse non sapete che la Cina dispone dei piu’ grandi giacimenti di risorse “rare” del pianeta e che per coincidenza Stati Uniti ed Europa hanno bisogno di quelle risorse come ossigeno per mandare avanti le loro gia’ precarie economie.
Quindi, oggi siamo gli unici a poter fare qualcosa, paradossale no? Siamo proprio noi, ciascuno di noi, che nel nostro piccolo puo’ fare la differenza! Come?
1)      Non viaggiate piu’ in Tibet. Innanzi tutto perche’ il vero Tibet non e’ piu’ li. Troverete solo una piccola Pechino in fase di sviluppo e dei poveri tibetani sfruttati a cui e’ stato proibito di vivere secondo la loro identita’. Inoltre non avrete libera mobilita’ sul territorio: non vedrete altro che Lhasa ( ovvero la piccola chinatown) e sempre scortati da una guida. I meravigliosi paesaggi tibetani li apprezzerete dal finestrino di una jeep; il governo cinese non vuole turisti ficcanaso. Ovviamente l’agenzia turistica in loco con cui prenoterete questo costoso tour (non piu di 6 giorni a 1000$ circa) sara’ cinese, quindi, per favore, non dategli i vostri soldi, non appoggiate queste barbarie, il genocidio di piu di 1 milioni di tibetani e la distruzione di un’identita’ unica. Siamo noi a poter fare la differenza. Detto cio’, dove troverete il vero Tibet oggi? a) In Nepal: se cercate i paesaggi innevati del Tibet e volete immergervi in monasteri e cerimonie tibetane millenarie andate nella Kumbu valley. Ci sono trekking che vanno da 3 a quanti giorni volete (io ci sono stato per 20 giorni) tra villaggi e Gompa tibetani (monasteri) a piu di 4000metri, cerimonie antiche e i monti piu alti del pianeta (Everest). Se cercate i paesaggi desertici del plateau tibetano, visitate le regioni del Mustang e del Dolpa (una volta del Tibet), oggi un regno proibito da poco aperto al turismo. B) in india:da luglio a Settembre, quando le nevi degli alti passi si sciolgono, avrete accesso al “piccolo Tibet”. Le regioni del Ladak e dell’Himachal Pradesh con la meravigliosa Spiti Valley proprio al confine con il Tibet.
2)      Fare Passaparola: visto che il governo cinese fa di tutto per oscurare questa situazione, noi possiamo fare di tutto per renderla nota. Potreste iniziare ad inviare questa storia ad amici e conoscenti, no?
3)      Aiutando la comunita’ di rifugiati Tibetani:  il governo cinese proibisce ai bambini tibetani residenti in Tibet un educazione tibetana. Questo vuol dire convertire le future generazioni di tibetani in cinesi, bye bye Tibet. Dopo la fuga, la prima cosa che fece il Dalai Lama per assicurare un futuro al Tibet fu assicurarsi che tutti i bambini tibetani in esilio avessero un educazione tibetana. Nascono i “villaggi dei bambini tibetani” il cui scopo e’ la cura ed educazione dei bambini tibetani in esilio. Oggi ho visitato il centro di Mcleod Ganj, vicino Dharmsala. Si tratta di un vero e proprio campus in cui i bimbi imparano la cultura tibetana: la lingua, la musica, l’arte, la danza, la religione, gli usi e costumi, affinche’ l’identita’ di un popolo non scompaia. Molti dei bimbi del campus sono soli, le famiglie continuano a vivere in Tibet. Non avendo denaro sufficiente per partire tutti, spediscono qui il loro figlio perche’ almeno lui possa avere un futuro migliore, un’educazione tibetana, una vita libera. Questi campus sono istutuzioni no profit e vivono quindi di donazioni. Come aiutare i campus: a) diventare sposor di un bambino assicurandogli istruzione, vitto e alloggio per 20/30euro mese; b) inviando medicine o donazioni una tantum; c) parlando ad un amico del villaggio dei bimbi tibetani. Ecco il contatto: Tibetan Children's Village Dharamsala Cantt. 176 216. India Tel: 91-1892-21348/ 21354 tcv@del6.vsnl.net.in
Ciascuno di noi dovrebbe proteggere la propria identita’ e rispettare quella degli altri. Dalla diversita’ nasce l’evoluzione, se diventiamo tutti uguali la specie si appiattisce e muore. Ma sembra che Darwin non ci abbia insegnato niente. Le societa’, le istituzioni, le religioni e le multinazionali ci vogliono tutti uguali “omologati”, globalizzati, cosi’ siamo piu’ facili da soddisfare e da controllare. Temono il diverso, il nuovo, perche’ potrebbe mettere in discussione il loro stato di potere. Diamo voce alla nostra identita’, non perdiamo l’unica fonte della nostra unicita’, non vorrete mica essere delle persone comuni? La diversita’, le unicita’, le identita’, sono patrimonio dell’umanita’. Combattiamo e denunciamo chi vuole soffocare l’identita’ di una persona, di un popolo.

giovedì 23 giugno 2011

Dal Mondo e nel Mondo ho imparato che ...


Il tramonto piu’ bello e piu’ romantico di un anno trascorso in giro per il mondo, può essere visto proprio in una delle città piu’ pericolose della terra. - Venezuela -

Le foreste tropicali stanno davvero morendo. Muoiono contese tra multinazionali (sempre loro!) che sfruttano le risorse di suolo e sotto-suolo, aziende produttrici di mobili, narco-trafficanti alla ricerca di nuovi spazi da coltivare, latifondisti/capitalisti britannici e statunitensi che mantengono alto, proibitivo, il prezzo della terra, allevatori di mandrie produttrici di co2. E noi? noi giochiamo ancora a darci la colpa l’un con l’altro. E le foreste tropicali continuano a morire. - Brasile -

Era il paese piu’ grande, ricco e all’avanguardia del Sud America. Era basato su un’economia interna forte e auto sufficiente. Poi, un giorno, Argentina Brasile e Uruguay, spalleggiati come sempre, da 500 anni a questa parte ormai, dai presunti “amici” Gran Bretagna e Stati Uniti (chissà com’è che, quando c’è da arraffare a spese altrui, ci son sempre questi due tra i piedi) hanno deciso di attaccarlo e defraudarlo di ogni sua risorsa. Prosciugandolo, rendendolo uno dei paesi piu’ piccoli e piu’ poveri del mondo. Così, quelli che erano i migliori studenti e ricercatori di ieri (da non credere vero?), sono i ragazzi piu’ poveri e con minori speranze di oggi. Ma non hanno perso il proprio orgoglio. “Quizas, hay que empezar de zero para tocar el cielo”. - Paraguay -

L’energia confluisce nel posto per me piu’ bello della terra. Scorre nelle vene della gente (non a caso di discendenza italiana) e si manifesta nella potenza della natura: prende vita attraverso animali, piante, cielo, montagne, sole, cibo, vino e gente ancora gente. Tornerò, per  goderne e alimentarla a mia volta, affinchè tutto sia in equilibrio.  - Argentina -

La natura è potente, è viva. Vive ogni giorno come noi uomini, ma vive su un asse temporale diverso, molto piu’ lento. Ma non significa che non sia viva. Respira, si sveglia e si addormenta. E’ in costante equilibrio. Nulla è lasciato al caso. In tutta la sua magnificenza, ti fa sentire un puntino microscopico. Ma pur sempre un puntino parte dell’universo. - Patagonia Argentina e Cilena -

Per vedere un ghiacciaio, non serve salire a 9.000 metri. Basta andare al mare. - Terra del Fuoco -

La vergognosa ricchezza su cui si erge il poderoso “sistema” Chiesa Cattolica, si fonda sui polmoni bucati di milioni di minatori boliviani morti a non piu’ di 35 anni di età e dei loro figli, avviati verso il medesimo destino, senza alcun’altra alternativa. La Chiesa Cattolica, esattamente come le multinazionali moderne, ha sostenuto gli stati piu’ potenti del XV secolo (non a caso Inghilterra, Olanda e a seguire Stati uniti) benedicendo la distruzione e il genocidio di tutte le popolazioni Sud Americane E non solo; non dimentichiamo infatti che, i morti causati dalla Chiesa Cattolica durante le crociate (16 milioni), sono piu’ numerosi di quelli provocati da Hitler con l’Olocausto (6 milioni) e non dimentichiamo nemmeno che le donne uccise perche’ accusate di stregoneria, durante i bui anni del medio evo, ammontano ad un altro milioncino. La Chiesa Cattolica, quella che noi fessi italiani ospitiamo nel ricchissimo stato del Vaticano, muovendosi nell’ombra ha contribuito alla concallezione del patrimonio culturale di interi continenti e poi, innocente come l’agnello pasquale, si è presentata alla loro porta dicendo “sono qui per aiutarvi, la carità è la strada verso Dio”. Ma di quale Dio parli?! Il tuo Dio, ammette davverlo tutto questo? - Bolivia -

Non esiste un Dio che ha creato la terra, l’uomo, la donna, gli animali, gli oceani, le montagne. Esiste una forza sovrannaturale, una potente energia che ha dato origine al tutto. Questa energia è insita nella natura, nell’universo: Cielo, Sole, Luna, Stelle, Montagne, Ghiacciai, Alberi, Terra, Oceani. Sono loro a rappresentare la vera religione. L’uomo moderno si è allontanato dalla vera religione, ha smesso di venerarla e mantenerla in equilibrio. Ha sostituito l’energia con la moneta, intraprendendo così la strada verso la “miseria”. Tornare alla natura per essere in equilibrio con le sue forze, per essere dalla sua parte. Rispettarla perchè a lei dobbiamo la nostra nascita, vita e sopravvivenza. Non è un caso che popoli grandiosi come Incas e Maya, lo sapessero. E non è un caso che, siamo stati proprio noi, uomini moderni, a sterminarli, sostituendolo la loro religione alla nostra fatta di economia mass market a basso costo. E allora, guardiamoci attorno, per capire bene dove siamo finiti e dove stiamo andando. - Peru’ -

Ogni angolo del mondo merita di essere visto. Non è un caso che Darwin si sia fermato qui per un lungo periodo. - Ecuador -

Trascorrere Natale e Capo d’Anno ai Caraibi, seppur mangiando un’insalata e brindando con un pessimo vino, non ha prezzo. - Colombia -

La magia, per fortuna esiste. L’isola che non c’è. - Isola di Pasqua -

Ho trascorso un terzo della mia vita di adulto a fare un lavoro inutile. Inutile per me come persona, per il mio sviluppo e inutile per la società e il pianeta in cui vivo, di cui sono ospite. Ma non è stato tempo spercato. Tutto è accaduto e si è susseguito affinchè io prendessi coscenza di me nel mondo. Avevo scordato i miei sogni, i miei desideri, le mie passioni. Le avevo scordate per sostituirle con palleativi status riconosciuti dal mio mondo, il mondo dell’uomo moderno, così lo chiamiamo. Non tornerlò sui miei passi. E ringrazio il mio karma per avermi permesso di svegliarmi e intraprendere questa nuova vita. - Messico -

Voglio cogliere ogni istante della vita che mi circonda, per questo mi sono comprata una Reflex. La bellezza mozza fiato della terra e il sorriso delle genti che la abitano. Per ricordare sempre a me stessa, e a chi ha voglia di starmi a sentire, da quale meraviglioso posto vengo e soprattuto quale spazzatura sto lasciando in eredità ai miei posteri. - Hong Kong -

I fried noodles sono eccezionali ma, dopo un pò di tempo, un carnivoro come me, sogna la mucca sacra indiana alla brace. - Singapore e Malesia -

L’uomo è un parassita. Concepisce la terra come la sua discarica personale. Non la rispetta, non la nutre e per questo viene duramente punito da fenomeni atmosferici sempre piu’ distruttivi. Non merita di vivere su questa terra. Dove c’è uomo c’è sporcizia, fogna, merda, distruzione e malvagità. Aspettando il 21 dicembre 2012. - Thailandia -

Essere sostenuti da una nazione ricca e influente come la Francia, fa comodo all’economia di un paese, ma lo fa balzare dalla miseria all’ossessione per l’ostentazione di uno status, dimenticando la soddisfazione di bisogni basici come nutrizione e igiene. - Laos -

La povertà è un concetto relativo: ci sono poveri che scelgono di girare nudi e di nutrirsi di insetti, ma di avere un cellulare ultima modo o uno scooter. Il peggior difetto dell’essere umano è la “comparazione”, il “confronto” con  gli altri esseri umani. - Cambogia -

Le persone che cercano costantemente di fottermi e per di piu’, di fottermi con il sorriso, mi stanno sul c. Anche se son cresciute a suon di bombe e mitragliatrici. - Vietnam -

La vita è una questione di karma. Niente accade per caso. Ad azioni buone corrispondono conseguenze buone e ad azioni cattive corrispondono conseguenze cattive. E’ così semplice. Tutto ciò che ho fatto nella vita e tutto ciò che ho appreso da essa, era sulla mia strada con uno scopo preciso. Non lo dimenticherò mai. “Teach this triple truth: a generous heart, kind speech and a life of service and compassion are the things which renew humanity” Buddha. - Nepal -

Per comunicare non serve conoscere le lingue del mondo ma basta un sorriso sincero e la voglia di farsi capire (Rajasthan - India). Il resto del paese mi è apparso completamente diverso. Quando l'uomo annusa l'odore del denaro, di qualunque nazione e razza sia, diventa vile, arrogante e "fottitore". 1.300.000 persone assetate di sangue. Se penso che, nelle mani di questo popolo stiamo lasciando il nostro mondo, sono felice di non essere immortale. - India -

Per motivi burocratici, non sono riuscita ad entrare in Cina/Tibet. Oggi grazie all' India, ho conosciuto da vicino la realtà del genocidio che la Cina, a partire dagli anni 50, ha messo in atto nei confronti del popolo Tibetano. Non rimane piu’ niente: un milione e duecentomila morti in 50 anni, il 95% del patrimonio etnico e culturale del popolo che ha fatto della pace, dalla compassione e dell’altruismo la sua ragione di vita, sono andati distrutti, Lhasa diventata una piccola China Town. Il motivo? Sempre lo stesso. Arricchirsi piu’ e prima degli altri. Diventare la prima potenza mondiale? Può darsi. Per questo Europa e Stati uniti, anzichè ostacolare la distruzione, firmano accordi politici e commerciali con il paese del futuro. La catena Himalayana non è vista come il paradiso sulla terra che tutti bramiamo visitare; la catena Himalayana è una preziosa fonte di risorse, di materie prime rare, è un gruviera bunker per test nucleari e per quant’altro pensabile dalla psicopatica mente umana. Boicottare la Cina. Boicottare i suoi prodotti, la sua economia, il suo turismo. Boicottarla sempre per un Tibet libero e in pace.  - Cina/Tibet -

I veri regimi militari, basati su controllo e terrore, si nascondono dietro politica, multinazionali, media e religione. E i veri prigionieri, i veri poveri del mondo, siamo noi. Solo noi. - Occidente ricco e industrializzato -

Melissa

venerdì 10 giugno 2011

HIMALAYA – Nepal - Everest base camp & Gokyo Valley Trekking (13-29 Maggio 2011)

Essere parte del creato, essere la creazione stessa. Respirare nel vento il profumo di ginepro e l’odore di nevi vicine ma che arrivano da molto lontano. Meravigliarsi ancora dell’immensita’ di certi spazi, su cui poggiare gli occhi e mettere da parte la mente (che in realta’ vacillando si fa essa stessa da parte). Infine, unirsi con la sorgente e abbeverare l’anima di energie antiche che mi ubicano in certi posti e non in altri. Libero, tengo vivo il contatto con lo spirito maestro.
E’ stato un viaggio nel viaggio, indimenticabile. Ma d’altra parte “ogni mondo ha dentro un mondo che ha dentro un mondo...” (come dice il Jova). Immersione e liberta’ assoluta. Un uomo, il suo zaino, un bastone, in giro per le valli incantate dell’Himalaya. La senzazione di “into the wild” non e’ mai stata cosi’ forte. La liberta’ di cambiare piani un giorno per l’altro, la necessita’ di farlo in funzione del proprio stato fisico o di incontri che ti prospettano cose a cui non avevi pensato. L’ascolto dei segni.
A piu’ di 5mila mt di altitudine, circondato da Everest, Pumori e Nuptze mi chiedevo “perche’ questi posti sono cosi’ magnetici, sono cosi’ carichi di energia? La risposta che mi sono dato: “Qui sei alla sorgente, sei al termine primo, allo zero. Non c’e’ nulla di piu’ puro. Da qui sorge la vita, e infatti i ghiacciai permettono all’acqua di creare vita scendendo a valle. L’acqua e’ vita. Davanti a me si sta svolgendo la creazione. La sorgente crea in quanto matrice zero. A sua volta e’ creata  da un altra matrice zero, l’energia cosmica dell’universo. Credo sia questo a spingere tanti a scalare simili vette. Loro non lo sanno, ma inconsciamente sono attratti dalla possibilita’ di essere  per pochi istanti parte della creazione, della vita”.

venerdì 11 febbraio 2011

“qui, non ci sono bambini grassi”



Mexico-Oaxaca y Chapas. Dopo aver visitato tutto il Sud America, ingenuamente pensavo di aver compreso in pieno il concetto di poverta’ che caratterizza i paesi latino americani.
Paesi che, con l’arrivo degli spagnoli nel 500 (ma, va debitamente ricordato che i pirati e gli ex galeotti spagnoli che arrivarono sulle coste della MesoAmerica, solo erano la facciata utilizzata da imperi piu’ potenti e sviluppati come Inghilterra, Olanda e Francia) e degli Americani dall’800 in poi, sono stati letteralmenti “derubati” di tutto cio’ che era di loro proprieta’: pietre preziose, oro, argento, petrolio, riserve minerarie, risorse naturali (banalmente come lo zucchero) e medicinali, per non parlare di religione, cultura, modi di vivere e per finire con la dignita’ di essere uomini nel senso di esistere, essere al mondo.
Paesi da sempre declassati a popolazioni di secondo livello, imbrogliati e costretti a servitori del primo mondo in nome della nostra emancipazione civile e culturale. “Emancipazione” che ha radici nella distruzione degli altri, nella prevaricazione di ogni diritto: concetto di emancipazione alquanto distorto che aprirebbe fiumi di parole e dibattiti e che per ora metteremo da parte dandola semplicemente per aquisita.
Dopo aver visitato tutto il Sud America, pensavo che non avrei piu’ sgranato gli occhi di fronte ad un bambino che cerca di venderti caramelle o altro per strada. Pensavo che non mi sarei piu’ stupita di vedere piedini nudi e storpi camminare tra la sporcizia di una favela o nel freddo dell’inverno.

Poi, siamo arrivati ad Oaxaca e ho scoperto che alla poverta’ non c’e’ mai fine e che, a conferma di ogni stupida retorica, i bambini sono sempre coloro che ne subiscono le maggiori conseguenze.
Oaxaca e’ l’esempio peculiare delle contraddizioni di un paese che, sempre al terzo mondo appartiene, ma che per una serie di coincidenze (il turismo), ha avuto la possibilita’ di evolversi un po’ piu’ del resto del Messico.
Oaxaca e’ la classica cittadina di provincia arricchita che, come tale, e’ abitata da arricchiti (e non da ricchi, attenzione, la differenza e’ abissale) arroganti, presuntuosi e pieni di se’, che nemmeno si rendono conto che altre famiglie, altri bambini del loro stesso paese, muoiono di fame e mendicano per strada. E, anche se se ne rendono conto, non sono minimamente scalfiti dal tema.
Oaxaca e’ la citta’ dei “bambini della calle”. E’ qualcosa che non si puo’ descrivere con poche righe, vedere tutti questi bambini tra i 3 e i 15 anni che passano la maggior parte del loro tempo in strada cercando di venderti qualcosa. Qualsiasi cosa, anche la piu’ inutile, quella che non ti compreresti mai.

Abbiamo trascorso 15 giorni presso il Centro de Esperanza Infantil, un centro nato e vissuto grazie ad uno statunitense (fortuna ce ne sono anche di questo genere anche se purtroppo sono la minoranza) che ha fatto del “dare l’opportunita’ di andare a scuola a questi bimbi” la sua ragione di vita. Il centro raccoglie fondi per patrocinare bambini, bambini il cui destino altrimenti sarebbe la strada cosi’ come lo e’ stato per la loro madre e il loro padre.
160 dollari all’anno che fanno la differenza, la differenza non tanto tra la strada e non la strada, ma tra “poter il scegliere” la strada e non sceglierla.
Il diritto di scelta. Dopo anni passati sui libri a studiare svariate forme di diritto, non nego che mi fa un certo effetto, un effetto di schifo, dover parlare di “diritto di scelta”. E’ un concetto ridondante non trovate? Il diritto ha in se’ contenuto il concetto di scelta. Doverlo riaffermare come se fosse un qualcosa di nuovo e estraneo al diritto stesso, sembra di perdere tempo su temi assodati. In realta’ il diritto di scelta, e’  un diritto che solo noi privilegiati abbiamo. Miliardi di persone al mondo non hanno e non hanno mai avuto diritto di scelta. Per i bambini di Oaxaca, da alcuni anni puo’ essere diverso.
Il centro si occupa di trovare un patrocinatore per questi bimbi: i partecipanti al progetto ad oggi sono prevalentemente stranieri; nessuna persona di Oaxaca patrocina alcun bambino del centro o passa con lui alcune ore del suo tempo; lo stesso stato Messicano non fornisce alcun tipo di aiuto/supporto al centro e ai suoi volontari.
Ma il centro si occupa anche di passare del tempo libero con bambini che altrimenti dovrebbero dedicare la giornata alle vendite in strada. Questo e’ compito dei volontari, volontari come me e Pier che decidono di dedicare un po’ di tempo libero e molto affetto a bambini che evidentemente sono solo in cerca di questo. Bambini che ti si aggrappano per una carezza, che banalmente ti chiedono una caramella, non una play station nuova, una caramella! Volontari come me e Pier che poi, tristemente, scoprono che appena i bambini escono dal centro, sono di nuovo in strada a cercare di venderti qualcosa. Di venderti qualcosa di cui, a questi bambini, non importa nulla! Appena gli offri un biscotto, un lecca lecca, un gelato, si dimenticano il motivo per cui ti avevano avvicinato. Che dura dev’essere per un bambino accettare di dover fare per tutto il santo giorno qualcosa di cui non gli interessa niente. Se pensiamo che gli stimoli per un bambino, per la sua crescita, per la sua creativita’ siano importanti, proviamo ad immaginare cosa passa per la testa di una bambina a cui, dopo averle regalato un cono gelato, viene portato via il regalo dalla stessa madre e in breve rispedita in strada. Io non riesco nemmeno ad immaginare come mi sentirei, perche’ i miei genitori mai e poi mai mi hanno privata di qualcosa per tenerselo loro. Credo che sia la massima espressione del soccombere, la privazione di ogni diritto, di ogni riconoscimento di essere semplicemente sereni se non felici, il miglior modo per sentirsi “una nullita’”, l’ultimo degli ultimi.
Molte volte mi sono chiesta perche’, come e’ possibile che un genitore lasci che il proprio bimbino stia in strada tutto quel tempo. Come e’ possibile trattare un bambino di 6 anni come un adulto: sveglia alle 6, un’ora di viaggio per arrivare dalla propria colonia (qui le chiamano cos’ ma non sono diverse dalle favelas brasiliane) in citta’, alle 8 la scuola, alle 14 il centro e dalle 16 in poi, fino a mezzanotte, la strada. Ma questi sono ritmi che nemmeno un adulto riesce a sostenere.
Continuavo a chiedermi il perche’, com’e’ possibile che mia mamma mi diceva “non preoccuparti, lo faccio io il letto, lavo io i piatti, tu pensa a studiare”. Come possono essere cosi’ diverse le mamme. Pensavo che le mamme fossero mamme in tutto il mondo.
Poi mi e’ stato dato qualche spunto.

La donna. La donna in questa societa’ e’ la piu’ discriminata e maltrattata. Spesso stanno con uomini inutili e inetti che oltre a bere e ubriacarsi con i soldi che loro stesse o i figli hanno raccolto durante una giornata di lavoro, le costringono ad avere rapporti sessuali tutte le volte che desiderano. E di nuovo una domanda, perche’ non usare il profilattico, e’ cosi’ costoso? No affatto, semplicemente perche’ il profilattico cosi’ come la vasectomia, sminuirebbe il concetto di “macho e procreatore” di questi uomini.
Questi uomini incarnano l’ignoranza, l’ignoranza priva di un qualsiasi diritto di sopravvivenza su questa terra. L’ignoranza piu’ bieca di cui mai abbia sentito parlare. Questi uomini, ignoranti inetti e nulla facenti, non si rendono nemmeno conto che non fanno altro che mettere in strada bambini che, se saranno fortunati, e dico fortunati, semplicemente sopravviveranno in un mondo fatto di gente che non li ama, che li mettera’ a dura prova, che li sottoporra’ a stenti e privazioni, il primo tra tutti, la privazione del bene della propria madre. Perche’ queste donne, arrivate al 12° figlio, non ce la fanno piu’, non si reggono in pieni, non hanno latte, non hanno tempo, non hanno voglia, non hanno amore per nessuno. Nemmeno per se stesse.
I bambini vengono cresciuti dai fratelli e dalle sorelle maggiori. E questo e’ l’aspetto estremamente bello da osservare in questa comunita’, soprattutto se pensiamo che da noi, a volte, spesso, accade che tra fratelli non ci si parli nemmeno per questioni di confronto, di titoli di studio diversi o di eredita’ mal distribuite. Spesso mi vergogno di come siamo. Guardo questi bambini che hanno occhi scuri profondi e sorridenti, che l’unica cosa di male che fanno e’ tirarti una manica per avere una moneta che nessuno, nemmeno io gli dara’.
Ho imparato a dare qualche caramella, ma non e’ mai sufficiente. Vogliono i miei orecchini, i miei braccialetti che non valgono nulla e l’unica cosa che mi provocano, sono sentimenti tristi, lacrime che mi scorrono sul viso, perche’ mi sento inutile anche se nel mio piccolo cerco di dargli una mano facendo volontariato o magari patrocinandone uno.
Poi, mi sono anche chiesta: perche’ queste donne non si ribellano? Certo e’ facile per me che sono cresciuta in una societa’ libera e che, seppur permeata da forte maschilismo, non mi sono mai tirata in dietro dal dire la mia. Chiaro con conseguenze a volte pesanti, ma che mai minimamente si sono avvicinate a due calci nei polmoni in piena notte perche’ il mio uomo dopo aver assolto ai suoi bisogni di macho, vuole una birra.
Mi sono anche chiesta perche’ queste donne a 12 anni si trovano gia’ con un bimbo in grembo. E la risposta e’ allo stesso tempo cosi’ semplice e cosi’ triste: perche’ un bambino e’ la prima cosa propria che possono avere. Una vita a dividere tutto, tutto anche un pavimento di fango su cui dormire, con fratelli genitori e animali, ti fa pensare che avere una cosa tua sarebbe meraviglioso. Senza comprendere che proprio da li’ inizia il loro declino di donna; un figlio diventano 12 e gli ultimi bambini sono cosi’, cosi’ privi di sostanze nutritive (il latte stesso dell madri e’ privo di sostanze nutrienti) che sono storpi, camminano tutti storti e non riesconbo nemmeno a tenere la testa alta, ciondolano come clown, hanno i denti cariati, senza unghie, senza tutto cio’ che per noi e’ naturalmente normale.

Dopo 15 giorni, ho lasciato Oaxaca e sono arrivata in Chapas e qui la poverta’ e’ ancora piu’ profonda e radicata.
I bambini circolano per strada sporchi, senza scarpe, e spesso non sorriddono. Qui i bambini che ho visto oggi, spesso piangono e nemmeno la mia banale caramella li rende un po’ piu’ sereni. Bambini che portano altri bambini in specie di sacchi da dorso che questa popolazione ha adottato nei secoli per tenere i bimbi sempre con se: quando si lavora, quando si fa da mangiare, quando si va in bagno. Sacchi che costringono questi piccoletti a posizioni innaturali (non sono i nostri passeggini o culle) e che, in piena eta’ dello sviluppo, non potranno che regalare loro, ossa storte  e posture errate.
Bambini piccolissimi che vengono allattati per strada, che vengono curati da malattie magari gravi, con sciamani che gli ruttano coca cola in faccia.
Bambini che sono ancor meno fortunati dei bambini di Oaxaca perche’ un centro di accoglienza non ce l’ hanno e la scuola non la vedranno mai in vita loro perche’ per loro non c’e’ nessuno che lavora sul famoso “diritto di scelta”.
Queste popolazioni sono le uniche che matengono un tasso di natalita’ elevato al mondo. Noi che siamo ricchi e benestanti pianifichiamo i nostri figli in base alle risorse economiche che accumuliano. I bambini per noi sono un programma di lungo termine e spesso finiamo con non farli. Queste popoalzioni sfornano decine di bambini: bambini a cui lasceremo il mondo. Bambini che guardano con invidia altri bambini solo perche’ indossano un paio di scarpine e non circolano a piedi nudi. Bambini che perdono i loro diritti e ogni senso di ugualianza fin da piccoli. Bambini che se sono fotunati arrivano a 30 anni dimostrandone 70 per la vita di stenti e privazioni che hanno condotto. Bambini che conoscono la strada meglio di casa loro e che conosceranno la fame, la prigione e molte altre disgrazie.
Non e’ ai nostri bambini che lasciamo il mondo; e’ a questi bambini che lo lasciamo, perche’ sono loro la maggioranza. Chissa’ forse dovremmo aiutarli di piu’. Forse dobbiamo fare qualcosa. Forse non basta pianificare un figlio nostro, forse e’ importante che ci rendiamo conto che oltre a nostro figlio con le scarpine di Armani ci sono bambini con dita dei piedi deformate dal freddo.
Ho pensato spesso che fare qualcosa per loro voglia dire fare qualcosa di grande a livello mondiale, che dedicare qualche ora da volontaria sia troppo poco. Poi mi sono resa conto che non potro’ io, piccolina, fare qualcosa di globale, ma che sicuramente tante piccole Melissa e Pierluigi non potranno che indurre sorrisi e magari essere fautori di piccoli ma significativi cambiamenti per questi bambini a cui, anch’io, lascero’ il mio futuro.
I bambini non sono mai colpevoli. Banale, detto da molti. Ma i bambini da soli, non sanno, non sono capaci di essere diversi. I bambini, tutti i bambini hanno bisogno. E hanno bisogno di soddisfare bisogni basici come la fame o come l’istruzione, primo baluardo dell’affermazione della ppropria liberta’.
Chi li puo’ aiutare se non noi? Come? Ci sono milioni di modi e se non ve ne viene in mente nessuno, io ho migliaia di suggerimenti tra i quali evitare una cena milanese e dedicare i miei 100 euro ad uno di loro.
Melissa

venerdì 21 gennaio 2011

"Niente Paura"


Quando abbiamo deciso di partire per questo viaggio, amici, conoscenti, parenti, si sono tutti soffermati sul “nostro coraggio” nel mollare tutto, sulla nostra “scelta coraggiosa” nel decidere di lasciare la sicurezza e l’agiatezza di un buon stipendio, due case, un’ auto e molto altro.
Ogni volta che pensavo alle loro parole, riuscivo a cogliere in pieno il senso che volevano trasmettere con l’aggettivo “coraggiosa”. Si, mi dicevo, non e’ da tutti fare quello che stiamo facendo. Ci vuole coraggio, pelo sullo stomaco e anche una certa dose di “leggerezza dell’essere” per farlo.
Solo oggi ho capito il perche’ ero daccordo con la definizione di “coraggiosa” che mi attribuivano: ero daccordo perche’ in fondo in me c’era una certa dose di paura. Anzi, potrei dire tanta paura a dispetto di quello che, chi mi ha sentito parlare con tanta spensieratezza della mia partenza per il “mondo”, poteva pensare di me alcuni mesi fa.
Come accade per ogni elemento dell’ universo, secondo la legge (inkaica e non solo) dualistica dell’equilibrio cosmico, c’e’ bisogno di poli opposti che si compensino: dunque e’ importante che al sole si alterni la luna, al giorno la notte, all’uomo la donna e cosi’ al coraggio la paura.
Avevo paura.
Oggettivamente parlando abbiamo paura di tutto e abbiamo paura perche’ “abbiamo”, nel senso di possediamo. E piu’ possediamo piu’ abbiamo paura di perdere. Molti di noi fanno cosi’ persino con le persone che amano. Dicono di amarle immensamente, ma il loro non e’ amore, e’ possesso e il possesso tendenzialemente nasce dalla paura (di nuovo) di perdere, in questo caso la persona amata. Chi ama davvero, cosi’ come chi vive davvero, non ha paura di perdere niente e nessuno. Semplicemente contempla la perdita come una delle possibilita’, delle strade che la vita puo’ riservarci e ci convive sapendo che alla fine accadra’ cio’ che deve accadere, cio’ che fa del cammino, il nostro proprio cammino. E questa sara’ proprio la volta in cui non si perdera’ proprio nulla e nessuno! Perche’? Perche’ quando l’universo conosce le tue paure, ti mette di fronte ad esse per superarle e se tu non hai paura, non c’e’ nulla da perdere, nulla che dovresti superare con il dolore della perdita.
Questo ci dovrebbe aiutare a capire che, meno “possediamo”, meno abbiamo paura di perdere, cose e o persone. Se non abbiamo nulla da perdere, non abbiamo paura.
Fino ad oggi (daccordo con i miei amici, parenti, conoscenti) ho sempre pensato di essere una persona piuttosto coraggiosa, ho spesso fatto scelte che altri non avrebbero fatto, detto cose che altri non avrebbero detto, preso strade che altri non avrebbero preso. Quando mi hanno attribuito l’aggettivo di “coraggiosa”, sono stata piuttosto daccordo con le persone che me lo hanno attribuito. Si, mi dicevo, ho proprio fegato a mollare tutto.
Quando siamo partiti avevo paura. Di scoprire che mi ero sbagliata, del ritorno in Italia, di ricominciare una vita chissa’ dove, di ripartire da zero.
Il mondo da cui vengo, e’ un mondo fatto di accumulo, di accumulo per ostentazione. Risulta normale dunque aver paura di perdere visto che si e’ circondati da cose che potremmo perdere.
Sono trascorsi alcuni mesi dalla nostra partenza e sono cambiate molte cose. Il posto in cui piu’ sono cambiate e’ dentro di me.
No, non si e’ trattato di coraggio, si e’ trattato di una presa di coscenza, di una fruttifera auto analisi, di profonda introspezione, di consapevolezza di me. Si e’ trattato di guardarsi (a volte anche dolorosamente) dentro per prendere atto del fatto che, tutto stavo facendo tranne che vivere. E allora non lo definirei coraggio ma semplicemente voglia di sentirsi vivi. Di non lasciarsi morire in una vita che non e’ la “tua leggenda personale” come dice Coehlo.
“E’ quello che hai sempre desiderato fare. Tutti, all'inizio della gioventù, sanno qual è la propria leggenda personale. In quel periodo della vita tutto è chiaro, tutto è possibile, e gli uomini non hanno paura di sognare e di desiderare tutto quello che vorrebbero veder fare nella vita. Ma poi, a mano a mano che il tempo passa, una misteriosa forza comincia a tentare di dimostrare come sia impossibile realizzare la Leggenda Personale.
Sono le forze che sembrano negative, ma che in realtà ti insegnano a realizzare la tua Leggenda Personale. Preparano il tuo spirito e la tua volontà. Perché esiste una grande verità su questo pianeta: chiunque tu sia o qualunque cosa tu faccia, quando desideri una cosa con volontà, è perché questo desiderio è nato nell'anima dell'Universo. Quella cosa rappresenta la tua missione sulla Terra”.

5 mesi fa, la domanda vera a cui non sapevo dare una risposta era “cosa guadagnerai a fronte di cio' che lasci?” Allora, 5 mesi fa, non sapevo che avrei guadagnato il dono piu’ grande, la liberta’, il non possesso e dunque la non paura di perdere. Ho guadagnato il mondo, la bellezza del creato, l’energia delle cose, il sorriso delle persone, l’amore che ci unisce e con tutto questo, mi arricchisco quotidianamente.
Oggi non ho piu’ paura. E so anche di non essere nemmeno coraggiosa. Sono semplicemente io con la mia vita e il mio modo di vederla: vita per me e’ liberta’ e quando sei libero, non sei ne’ coraggioso ne’ pauroso.
Sei solo libero di realizzare la tua leggenda personale. Qualsiasi essa sia.

Melissa